giovedì 2 aprile 2015

I Geni Vivono in Solitudine

E’ conosciuto lo stereotipo che vorrebbe vedere le menti più brillanti sono destinate a lavorare in solitudine. 

Anche i bambini molto intelligenti spesso stanno da soli perché vedono infantili i compagni  per i loro ragionamenti.


La solitudine è un concetto socialmente poco chiaro. 


Si è soli quando si è single e non in coppia o anche quando si rifugge la vita sociale. 
Di sicuro, non è semplice stare da soli, così come non lo è stare in compagnia: su internet si trovano tantissimi esempi di elogi di una vita senza famiglia, così come di racconti di disperazione.


A livello scientifico sono stati fatti molti studi sia in ambito psicologico, sia in ambito sociologico e sicuramente emerge che coloro che hanno un alto livello di intelligenza finiscono più facilmente a condurre una vita in solitudine.
Da un lato ci sono coloro che sostengono che la solitudine nutra la creatività; dall’altro ci sono coloro che vedono nella vita solitaria una strada naturale per le menti brillanti. 

L’introverso è una persona che si ripiega in se stesso e si interessa solo a ciò che gli accade interiormente guardando con un certo distacco il mondo esterno.

Lo stesso potrà coltivare il suo lavoro interiore e i suoi interessi nell’ambito lavorativo, mettendoci anche molto impegno e raggiungendo grandi risultati senza doversi “perdere” nella socializzazione.

Secondo una scoperta di Anders Ericsson, professore di psicologia presso la Florida State University, emerge l’importanza di un gene fondamentale, né che sia sufficiente un quoziente intellettivo irraggiungibile.
Le menti brillanti che davvero emergono sono quelle caratterizzate da assoluta dedizione e grande impegno sulle proprie tematiche; cosa che agli introversi riesce meglio.


Nessun commento:

Posta un commento